CONTRADDIRE ALLA GUERRA E L'INIZIO DELLA DITTATURA MILITARE

La guerra è il più grave di tutti i reati. Nonostante ciò, non esiste aggressore che non colorerebbe il proprio delitto con una giusta scusa.
Voltaire

Subito dopo l'inizio della guerra, molti dei coloro che avevano osato di sfidare o solo di porre degli interrogativi sulle decisioni del governo sul significato della guerra, erano finiti in Tribunale o nel carcere. Tra questi c'erano giornalisti, imprenditori, insegnanti, scrittori ed altri operatori pubblici di rilievo, oltre a numerosi individui anonimi che, a causa delle proprie opinioni, espresse pubblicamente, improvvisamente diventano nemici dello Stato. Alcuni avevano trascorso in cella periodi più lunghi, altri erano stati liberati più velocemente. Alla maggior parte di loro era stato impedito di continuare a lavorare o erano stati mandati in esilio, al fronte o confinati nell'entroterra. La monarchia infatti, all'inizio della guerra aveva rafforzato notevolmente il controllo sulla popolazione civile, la quale, volente o nolente era dovuta diventare parte integrante del sistema militare. Con la dichiarazione di guerra anche le cause civili erano state trasferite sotto l'amministrazione dell'Autorità militare, la quale era totalmente subordinata ad una logica militare ma soprattutto ai suoi interessi e bisogni.

Nonostante gli sforzi da parte del governo alla soppressione ed occultamento degli impulsi negativi da parte del popolo, era diventato ben presto chiaro che l'euforia e la devozione pubblicamente espressa all'imperatore, aveva un altro volto, molto diverso, difficile da ignorare e nascondere. All'inizio della guerra, le persone venivano prima imprigionate e perseguitate come informatori sospetti, dissidenti di guerra e simpatizzanti dei nemici, dopodiché persino come contrabbandieri e percettori di guerra; per tutto il tempo erano sotto forte pressione anche gli individui e le organizzazioni orientate contro i tedeschi, i quali proclamavano l'aggregazione e l'indipendenza dei popoli slavi che vivevano all'interno di una monarchia multinazionale. Agli arresti dei "dissidenti" e individui "nemici" sono seguiti tagli, censure o comunque abolizioni delle pubblicazioni sui giornali e associazioni più controverse, mentre attraverso la vasta rete di informatori erano stati ben presto sostituiti e fatti tacere gli impiegati considerati più inaffidabili ed altre persone influenti. Il compito più difficile invece era quello di mettere e infondere disciplina tra la folla degli anonimi. Questi infatti, al momento della proclamazione della guerra, nonostante le rassicurazioni che gli investimenti fossero sicuri, avevano subito iniziato a prelevare i propri risparmi presso le banche, causando quindi quasi il crollo del sistema bancario. Con il costante aumento dei prezzi è iniziata una serie di manifestazioni di proteste, mentre tra la gente venivano continuamente diffuse notizie "false e maliziose" che minavano l'autorità e la credibilità del governo e delle sue azioni.


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