Noi persone in generale siamo qui, deboli e senza forze di fronte alla propria decadenza. La guerra è il grande abuso della mente, viene però definita cultura – civiltà!? La guerra è un mestiere, crudele ed egoista!
Karel Jagodič
L'inizio della guerra e la partenza dei soldati al fronte si rifletteva anche in modi diversi nella vita normale. Già nel primo anno di guerra la popolazione contadina aveva avvertito gravi conseguenze, in quanto si sono ritrovati nel mezzo di importanti lavori di agricoltura senza la forza degli uomini. Ben presto è stata risentita la carenza della forza lavoro anche nell'industria, botteghe artigiane e tra i funzionari. In principio, gli uomini con funzioni in primo piano o coinvolti nella vita pubblica erano stati assolti dal fronte ma ben presto, quando i soldati iniziarono a scarseggiare, erano potuti rimanere a casa solo le persone strettamente necessaria a ricoprire incarichi richiesti o solamente coloro che avevano buone raccomandazioni o i ricchi. La vita normale veniva dunque guidata da uomini più anziani, mentre molti incarichi venivano sempre più ricoperti dalle donne.
Già nei primi giorni di guerra, la vita normale, anche lontana dal fronte, era stata subordinata alla monarchia e al sistema militaristico. In principio questo non era stato particolarmente risentito, ma a causa della crescente scarsità di materie prime, soprattutto dopo l'apertura della Valle dell'Isonzo, nelle immediate vicinanze del fronte sul territorio sloveno la "dittatura militare”, insidiatasi all'interno della monarchia, era diventata evidente e onnipresente. Lo Stato aveva preso un controllo totale sui prezzi delle merci e del commercio di materiale vario. Il commercio, l'ordine pubblico e la magistratura, la sanità ed altri servizi pubblici erano subordinati ai bisogni ed alle esigenze militari. Tutte le principali città ed intersezioni di strade erano state ricoperte dall'esercito e da molti feriti, molte scuole ed altri edifici pubblici erano stati modificati in ospedali, caserme ed altri edifici militari. Si susseguiva una resa obbligatoria di cavalli, carri, materie prime, animali da macello, era stato incrementato il controllo sul movimento delle persone e la movimentazione delle merci anche al di fuori del fronte.
All'inizio le persone accettavano questi cambiamenti in maniera pacifica, in quanto erano convinti che lo stato di guerra non sarebbe durato a lungo. Verso la fine della guerra, quando le persone erano ormai stanche di tutto ciò e vigeva un regime dove tutto ormai scarseggiava, avevano iniziato con innumerevoli proteste, mancato rispetto degli ordini ed altre forme di ribellione ed elusione nei confronti dell'autorità. Per questo si era diffuso il mercato nero e il contrabbando delle merci dalla zona dell'Impero meglio servita, ovvero quella ungherese, l'affarismo che sfruttava la guerra fioriva, così come le truffe, e vigeva un diffusa delusione. La guerra si era profondamente insidiata in tutti i pori dell'attuale società, mettendo in discussione una serie di norme sociali fondamentali. La guerra si rifletteva fortemente anche a livello individuale, in quanto aveva causato un profondo trauma emotivo e psicologico e molti problemi esistenziali, dove la reazione degli individui poteva essere molto diversa. Alcuni, nonostante le turbolenze, avevano cercato di mantenere una vita ragionevolmente normale, altri, a causa dell'elevato stress emotivo e della miseria in cui si trovavano, o semplicemente viste le opportunità, avevano cominciato a violare le regole generalmente stabilite e norme morali già esistenti. Iniziava a propagarsi la prostituzione, l'alcolismo, il vagabondaggio, l'ozio, l'apatia e l'indifferenza, i quali spesso portavano ad un livello di miseria ancora maggiore e rovina personale di molte famiglie e singoli individui.