Tolminski muzej - Uomo & guerra
LA GUERRA STA VOLGENDO AL TERMINE

La ferrovia è un campo di battaglia: i soldati stanno tornando a casa, gli ubriachi si sparano addosso con orgoglio feroce. In fondo sono stati addestrati a uccidere! Povera umanità.
Andrej ÄŒebokli, poeta e scrittore di Kred

La convinzione della maggioranza che la guerra fosse veloce e breve non si era concretizzata. Nei quattro anni di terrore militare, sofferenze, atrocità e carestia, l'iniziale entusiasmo sullo zar e la monarchia si era spento e minata era anche la fede in Dio, e le relazioni interpersonali. Tra i soldati si diffondeva una forte stanchezza fisica e mentale e una spietata disciplina militare, che costringeva loro ad rimanere fermi nei ruoli che erano stati loro assegnati. L'imponente ed affascinante duplice monarchia era crollata. L'imperatore Karl I, predecessore di Franz Josepf I, nella speranza di preservare ciò che fosse possibile preservare, a maggio 1917 aveva nuovamente convocato il parlamento, sciolto all'inizio della guerra per far rinascere la vita partigiana ormai repressa. In questo modo erano emersi molti problemi politici ed economici e le soppresse esigenze della nazione.

La folla chiedeva con fervore sempre più crescente l'indipendenza delle singole nazioni, sottomesse alla monarchia, chiedendo sempre più animatamente la fine di quel massacro così insensato. La guerra infatti aveva un aspetto sempre più macabro. L'economia era in rovina, l'ordine e la pace che un tempo vigevano non c'erano più, la gente era affamata, stanca e totalmente demotivata. Poche erano le famiglie che non avevano componenti caduti in guerra, dietro a molti si erano completamente perse le tracce o erano stati catturati dagli italiani o dai russi. Inoltre, molti soldati che tornavano dal fronte avevano gravi lesioni fisiche o malattie psichiche. Questi avevano tentato di reintegrarsi nella società, ma questa, nonostante le numerose dichiarazioni pubbliche di sostegno e di assistenza, non riusciva ad accettare loro a braccia aperte. Nonostante le varie formazioni a cui erano spesso soggetti, non avevano trovato le occupazioni che erano state loro promesse, la gente li scrutava con scetticismo, additandoli e cercava di evitarli. Per questo motivo molti di loro si erano ritirati dalla vita pubblica ed emarginati, lottavano contro i propri disagi personale nella lotta per la sopravvivenza.

Alla fine di ottobre 1918, l'esercito austriaco aveva ammesso la propria sconfitta anche sul fronte con l'Italia. Gli ultimi mesi in cui l'esercito austriaco era presente sul italiano, si susseguiva una serie do saccheggi, incendi dolosi e comportamenti lascivi, uniti agli alleati tedeschi che erano ancora più brutali. La mancanza di disciplina e le condizioni disumane in cui vivevano nelle ultime settimane di combattimenti avevano portato alla resa di massa e consegna delle armi. I soldati affamati, laceri e selvaggi si erano riversati in gruppi, giorno dopo giorno verso le proprie case, seminando terrore lungo le strade, derubando le persone e minacciando chiunque si fosse opposto.

Subito dietro di loro arrivava l'esercito italiano che era vittorioso. Senza resistenza aveva occupato l'intero territorio della Primorska, acquisito grazie alla stipula del Trattato di Londra, accaparrandosi i villaggi in cui viveva principalmente il popolo sloveno. I rifugiati del territorio della Primorska ed i soldati che stavano tornando nelle loro case distrutte e saccheggiate, dovevano fare i conti con un'altra, ancora più grande delusione: colui che fino a quel momento era stato il loro nemico era diventato il loro nuovo capo.