LA VITA NELLE RETROVIE SUL FRONTE DELLA VALLE DELL'ISONZO

Ho visto molta carenza, un sacco di dolore. Soprattutto tra le fasce più povere che non avevano soldi per pagare gli alimenti costosi, molto difficili da ottenere. Povera gente! Ma soprattutto – poveri bambini.
Franc Rueh

Sebbene nessuno potesse sfuggire alle conseguenze della guerra, la situazione non era la stessa per tutti. I cittadini che dal 1915 si erano trovati in prossimità del fronte della Valle dell'Isonzo potevano vedere il più brutale volto dalle immediate vicinanze e senza abbellimenti, sentendo tutto sulla propria pelle. Molti posti da Bovec a Tolmin, dopo il ritiro delle truppe austro-ungariche sulle cime circostanti delle Alpi Giulie, si erano ritrovati sotto le autorità italiane ed erano stati in parte o completamente privati dei propri beni. Lo stesso succedeva nei paesi che erano rimasti nella parte austriaca. Le zone un po' più lontane dal fronte erano ricoperte dall'esercito, diventando così centri militari sull'entroterra. In tutti i luoghi facilmente accessibili e lungo le principali vie di comunicazione si erano insediati villaggi militare con magazzini, strutture per i servizi, ospedali, stalle, panetterie ed altri edifici militari, mentre vari servizi militari avevano occupato molte camere private e case.

Ai militari si erano presto aggiunti numerosi rifugiati, uffici comunali e provinciali, i quali, fino all'apertura del fronte della Valle dell'Isonzo operavano in luoghi vicino alla linea del fronte. La convivenza tra i civili ed i soldati causava ancora molti problemi e disagi, mentre risultava utile per altri, dando anche la possibilità di un ulteriore guadagno ed una sopravvivenza migliore. Le donne erano impiegate nell'esercito come lavandaie, cuoche ed infermiere, gli uomini venivano impiegati per il trasporto, varie attività artigianali, nonché perle attività di vendita di legname e di altri prodotti di origine animale. In tutte le località dell'entroterra risultava particolarmente buona l'attività culinarie e la locazione di camere, le quali piacevano ai soldati e davano una buona retribuzione. La vita nelle vicinanze dei fronti o in prossimità delle unità militari risultava tuttavia, nonostante alcuni vantaggi, piena di pericoli e mali. L'esercito aveva occupato e distrutto i prati e i campi migliori, i soldati avevano portato con sé malattie sessuali ed altre malattie infettive, rubavano, stupravano e seducevano le ragazze del posto. Tra i civili era sempre più presente la prostituzione, commercio di ogni tipo, comportamento volgare ed alcolismo. Oltre a tutto questo, la gente era costantemente esposta ai bombardamenti e persino alle minacce di morte. Nonostante le condizione spesso insostenibili, la maggior parte delle persone comunque preferiva rimanere nelle proprie abitazioni. Coltivavano campi, frequentavano la santa messa, la scuola, si sposavano, si divertivano e socializzavano, quindi almeno nei periodi di pace cercavano di vivere una vita normale.

Sia le persone sul lato austriaco del fronte, che quelle sotto l'amministrazione italiana vivevano allo stesso modo. Gli italiani infatti, al momento dell'occupazione avevano mantenuto, almeno formalmente, tutti gli organi dell'autorità di gestione e di potere in essere fino a quel momento, oltre ad aver inserito una serie di nuovi reparti ed uffici. A Caporetto era nata la sede del Distretto politico di Tolmin, dal quale gli italiani gestivano l'intero territorio occupato da Plezzo a Tolmin, che prima della guerra apparteneva all'impero austro-ungarico. L'italiano è divenuto la lingua ufficiale, che però per la gente rappresentava un grosso ostacolo. Molto presto iniziarono ad organizzare nei villaggi le classi scolastiche italiane, con l'obiettivo di conquistare la gente, italianizzando il più possibile i territori occupati. Molti rifugiati provenienti da entrambe le sponde dell'Isonzo, i quali non erano migrati nel centro dell'Italia. si stabilirono principalmente a Breginjski kot. Qui il numero di persone che abitavano nelle case, già piccole e molto semplici, era raddoppiato, con la presenza principalmente di donne, anziani e bambini. A Caporetto e nei campi circostanti erano nati estesi villaggi militari, dai quali i soldati partivano per andare al fronte sul Monte Nero.